La bellezza mozambicana nei libri di Paulina Chiziane

Paulina Chiziane
Oggi vi propongo un articolo un po’ diverso: vi presento una delle mie autrici preferite, la mozambicana Paulina Chiziane, alla quale ho dedicato buona parte della mia tesi. Alcuni dei suoi romanzi sono tradotti in italiano (Niketche, una storia di poligamia – L’allegro canto della pernice – Il settimo giuramento – Ballata d’amore al vento) e sono una lettura piacevole e riflessiva per ogni donna. Racconti di donne nel loro ambiente tradizionale con una cultura ancora molto forte nonostante la globalizzazione.

Attraverso le vicende delle sfortunate protagoniste la scrittrice narra le diverse realtà del Mozambico prima e dopo la guerra civile conclusa all’inizio degli anni ’90, tra cambiamenti sociali e culturali che si prospettano verso una maggiore emancipazione femminile.

I temi intorno alla figura della donna
Tra i vari temi legati alla donna, si ripete spesso il concetto del “corpo” spesso usato come simbolo della bellezza locale, come mezzo per soddisfare i propri desideri, come perdizione per l’uomo e come arma di seduzione che si rivela spesso distruttiva dell’ordine sociale. A differenza degli uomini, descritti sempre con aggettivi legati al mondo animale, per la donna valgono le caratteristiche del mondo vegetale, come fertilità e colore della terra, profumo del cocco, sangue come vino di palma, corpo striato e tatuato come un tronco e capelli lunghi e folti come le chiome verdi degli alberi…

La bellezza come aspetto culturale
La bellezza è un fatto culturale: al nord del Mozambico, nelle zone ancora rurali, si dice che una donna completamente liscia non sia attraente, per questo vengono fatti tatuaggi in modo da creare una pelle rugosa sulle anche, sul petto, sul ventre e sul viso. Le donne curano la propria apparenza con il musiro, una maschera bianca per il viso. Si ornano d’oro e d’avorio e usano capulane (stoffe con fantasie varie legate in vita come se fosse un pareo) colorate per risaltare il nero della pelle. Si dice che le donne del nord siano molto belle e chiunque le veda ne rimanga affascinato. Vengono trasformate in regine dai propri mariti che comprano loro tessuti dai colori accesi rossi e gialli e accessori d’oro. Per la cultura bantu la donna è bella quando ha curve generose .

Il mussiro
La maschera bianca, chiamata musiro o mussiro, simboleggia per le ragazze delle tribù Macua il periodo di iniziazione che porta le giovani ad essere pronte per il matrimonio fino all’attesa del momento in cui arriva il pretendente, il quale può essere di qualsiasi età e spesse volte molto più vecchio della ragazza prescelta.

Questa maschera di bellezza è largamente utilizzata e, come visibile dal video[1] prodotto dallo studioso Júlio Silva sulla fabbricazione del mussiro, viene prodotta dallo sfregamento della radice dell’albero (Olax dissitiflora) su una pietra finché non produce una farina la quale, una volta inumidita e spalmata, si lascia seccare sulla pelle e si crede che sia una maschera per mantenere la pelle giovane, fresca e per combattere le rughe.

La donna intervistata afferma che anche ai tempi dei suoi nonni la usavano per dipingere i volti delle ragazze vergini in attesa di trovare un compagno da sposare e per rendere la pelle bianca. Le donne inviano i propri mariti nei campi per trovare questi alberi e ricavare le parti utili da vendere a questo scopo.
[1] Video disponibile su Mozambique Tradicional < http://www.mozambique-tradicional.com/Mussiro—creme-tradicional.php>
freya76
Sono stata in Mozambico nel 2012 e sono sempre felice di leggere qualcosa in proposito, è una cosa molto rara nel nostro paese… Ti consiglio di leggere anche la monografia sull’artista reinata sadimba…la trovi su amazon!
Annalisa
Grazie mille per la segnalazione! Cercherò subito i suoi libri! Cosa hai visitato in Mozambico? Cosa ti è piaciuto di più?